La domanda ovvia è come mai, trovandosi a non poter più far fronte ai costi di gestione dei suddetti rifugi e nell'impossibilità a breve di aiutare i loro animali bisognosi, tanti presunti animalisti tedeschi si dedichino ad una massiccia quanto sconsiderata importazione di cani e gatti da altri Paesi. Dall'Italia vengono portati via anche cani che hanno adozione sul posto, per essere venduti in Germania. Che la spiegazione sia proprio nella magica parola VENDERE e conseguente reddito?!
Prelevare cani dai canili sottraendoli a buone adozioni sul posto, cercare di prelevarli senza i documenti di legge, usare prestanome per finte adozioni e mentire sulla reale attività di questi ultimi che commerciano cani italiani e di altri paesi, diffamare canili NON LAGER italiani, tutto questo non è certamente animalismo, ma pare simile invece ad organizzazione di altro tipo che in Italia chiamiamo MAFIA. Una mafia molto ben organizzata ANCHE sul territorio italiano e difficile da scalfire.
Molti rifugi per animali si trovano in una situazione finanziaria d’emergenza. I motivi stanno nella riduzione delle donazioni, ma anche i Comuni sono responsabili di questa situazione.
Jeff salta nervoso nella sua gabbia e si unisce al coro di abbai. E’ stato portato al canile di Colonia-Zollstock sei mesi fa, dopo essere stato trovato in un parco. Il canile Konrad-Adenauer dà asilo a 300 animali. Ma per quanto ancora? Gli esercenti stanno finendo il denaro.
"Se la situazione non cambia, riusciremo a resistere due-tre anni al massimo” afferma Silke Schmitz del canile di Colonia, costituito nel 1868. La protezione animali di Bonn dice che questo non è un caso isolato. Un canile su due rischia il fallimento.
I motivi starebbero nella diminuzione delle donazioni, dei contributi dei soci e delle sponsorizzazioni, afferma Marius Tünte, portavoce dell’associazione per la protezione animali alla quale sono affiliati 500 canili di tutta la nazione. Dalla riduzione delle entrate, avvenuta in concomitanza alla crisi del 2008, non vi è più stata ripresa.
Nel contempo, cresce il numero di animali consegnati ai canili per motivi economici. Inoltre, gli animali soggiornano per un periodo maggiore nelle strutture, con conseguente aumento esponenziale dei costi. I costi di gestione del canile Konrad-Adenaue ammontano, ad esempio, a circa 800.000 euro all’anno “e le nostre riserve sono quasi esaurite.
Come la maggior parte delle città, anche Colonia deve risparmiare. Una portavoce del Comune dichiara tuttavia che “La città è disposta a condurre trattative”. Colonia ha stipulato contratti con diversi canili, le modifiche devono essere applicate a tutti. “Per questo i rifugi con strutture diverse, dovrebbero essere tutti dalla stessa parte”. E ciò non è così semplice.
"I canili svolgono un compito che va a vantaggio dei comuni, ma i comuni non vogliono pagare” critica la veterinaria Ralf Unna, di Colonia – Zollstock e vicepresidente dell’associazione regionale per la protezione animali del Nordreno-Westfalia. Il portavoce dell’associazione per la protezione degli animali Tünte calcola:un cane costa in media 21 euro al giorno, un gatto 10 euro. (ci raccontano come mafiosi per i nostri canili dove i gestori TUTTI si arricchirebbero sulla pelle degli animali a d una media di 3, 4 euro al giorno per cane, e loro chiedono 21 euro al giorno per un cane e 10 per un gatto!!!) I Comuni coprono in media solo un quarto delle spese sostenute per gli animali trovati.
Definiamo un termine: cos’è un “randagio”?
Le città la vedono diversamente: “Randagi sono solo gli animali che si sono perduti”(?!!), precisa Anne Wellmann, referente legale dell’associazione di città e comuni del Nordreno-Westfalia. “Nella definizione di randagio non rientrano né gli animali abbandonati, né senza padrone e vaganti”(ma allora chi è randagio?!! Ancora non lo sanno, è UNA ZONA GRIGIA!!!). Occuparsi di questi animali non sarebbe quindi un compito del Comune, bensì delle associazioni per la protezione degli animali. La controversia gira quindi attorno al concetto di animale randagio. “Siamo in presenza di una zona grigia, non regolamentata con chiarezza dalle leggi”, afferma Wellmann.
Diversi sono anche gli accordi stipulati fra i singoli Comuni con i rifugi. “Abbiamo valutazioni che vanno dall’ ‘ottimo’ al ‘pessimo’, spiega Tünte. "Abbiamo bisogno di una regolamentazione unitaria che definisca un quadro ragionevole nell’ambito del quale i Comuni debbano fornire sovvenzioni”. Anche la corporazione dei Comuni è favorevole a una tale regolamentazione
Nel Nordreno-Westfalia si sono tenute le prime trattative su questo argomento ma senza risultati concreti, ad ora. I singoli rifugi presentano situazioni finanziarie diverse ma non catastrofiche, afferma il Ministero per l’Ambiente di Düsseldorf. Per alleggerire la situazione a livello locale, la regione mette a disposizione 500.000 euro all’anno. Tuttavia le trattative che regolano le condizioni finanziarie dei randagi sono di competenza dei rifugi e dei Comuni e la regione non può intervenire direttamente.
Un pensiero finale. Resta il fatto che ancora è addirittura da risolvere in Germania, la "zona grigia" su chi sia randagio e chi debba quindi pagare per lui. Data la forte crisi economica di cui testimoniano molti rifugi locali, il dubbio che resta è che a pagare per i NON RANDAGI tedeschi siano i randagi italiani, utili con la loro vendita, a mantenere rifugi, non-randagi e soprattutto pseudo animalisti.
Alma Galli M.A.R.E.
Un pensiero finale. Resta il fatto che ancora è addirittura da risolvere in Germania, la "zona grigia" su chi sia randagio e chi debba quindi pagare per lui. Data la forte crisi economica di cui testimoniano molti rifugi locali, il dubbio che resta è che a pagare per i NON RANDAGI tedeschi siano i randagi italiani, utili con la loro vendita, a mantenere rifugi, non-randagi e soprattutto pseudo animalisti.
Alma Galli M.A.R.E.
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