Pubblico la traduzione di questo articolo di Charity Watch, (qui) perchè di fondamentale importanza.
Mi auguro sia chiaro a questo punto, che tutti i nostri randagi, deportati illecitamente in Germania, sono dalle "associazioni animaliste" VENDUTI come potrebbe fare qualunque allevatore o negoziante con però sostanziali e spiacevoli differenze: la manipolazione dell'informazione in merito alla vendita proposta come "salvataggio e adozione"ed una totale mancanza di trasparenza.
SECONDO QUESTE SENTENZE, TUTTI I NOSTRI RANDAGI SONO STATI E SONO VENDUTI, COSI' I CANI DI RIETI COME QUELLI DI ROMA COME QUELLI SARDI, SICILIANI, UMBRI, TOSCANI, EMILIANI, LOMBARDI, VENETI, IN UN MERCATO CHE COMPRENDE TUTTA L'ITALIA E RIEMPIE LE TASCHE DI MOLTI TRANNE CHE DEI CONTRIBUENTI CHE PAGANO INCONSAPEVOLMENTE QUESTO ILLECITO E TERRIFICANTE "SERVIZIO".
UGUALMENTE VITTIMA DI QUESTO TRISTE MERCATO, CHI ANCORA CREDE E FA' OFFERTE A CHI POI SPEDIRA' I SUOI "PREZIOSI" CANI IN GERMANIA.
Tre sentenze dei tribunali, confermano che si tratta di commercio
Sul tema molto discusso della protezione animale effettuata all'estero e del problema delle importazioni di massa degli animali dagli altri paesi europei attraverso le organizzazioni animaliste, alla base ci si pone una domanda giuridica: queste importazioni sono da considerare commercio o no? Poichè allo status di commercio sono collegati una miriade di altri aspetti che sarebbero utili per un miglior controllo dei trasporti stessi. Molti veterinari ignorano la spinosa domanda che nasce dai fatti che dimostrano che le associazioni animaliste agiscono come fosse un'attività commerciale, in futuro però, per le Asl veterinarie, non sarà più possibile ignorare questi comportamenti. Tre importanti sentenze delle ultime settimane confermano quanto gli osservatori sostengono da lungo tempo: le associazioni animaliste che importano animali, fanno commercio.
Tribunale di Schleswig: Animalisti e ed osservatori critici della protezione animale, hanno atteso a lungo la sentenza. Nel marzo 2010 una grande organizzazione animalista, (il denunciante) aveva presentato una denuncia presso la procura di Schleswig. Il 17 agosto 2011 c'è stata la sentenza. Il denunciante affermava che la sua attività non rientrava nè nella direttiva 1/2005 ( condizioni di trasporto) nè era applicabile il paragrafo 4 della direttiva EU sulle zoonosi e che questa attività non era neppure soggetta a licenza ai sensi dell'articolo 11 comma 1 frase 1, numero 3b sulla Protezione Animali Tedesca . La denuncia è stata archiviata. I querelanti devono pagare le spese.
E' commercio indipendentemente dal profitto: In tutte le discussione relative allo status di commercio, gli animalisti hanno sempre usato la scusa che la loro attività non produce reddito per giustificare la tesi che non è praticata a scopo di lucro. Il tribunale di Schleswig però dissocia l'elemento del guadagno da quello di commercio. Valuta quindi separatamente lo status di commercio applicandolo alla protezione animale e conferma tale attività come commerciale anche quando non sussiste guadagno : " è necessario ma anche sufficiente che sussista un'attività autonoma duratura e pianificata, requisiti questi caratteristici ed importanti della protezione animale, per la cui attività viene richiesto un compenso eccessivo " in diversi punti della sentenza è fatto riferimento alle finalità commerciali degli animalisti.
Animalisti che importano animali sono considerati appartenenti alla stessa categoria dei commercianti di cani e degli allevatori.."l'accusante è in concorrenza in questo modo, attraverso la cessione previo pagamento dei cani, con altre organizzazioni animaliste così come con allevatori e commercianti (...)"
Nuove opportunità: Sin'ora non si riesce ancora a valutare completamente l'importanza di questa sentenza contro cui l'accusante può fare ricorso. Dopo questa sentenza non ancora esecutiva, tutte le importazioni di animali fatte da organizzazioni animaliste sono da considerare vera attività commerciale per cui sono da applicare (sono soggette) sia al paragrafo 4 della legge sulle zoonosi, sia alla direttiva EU 1/5 sul commercio. Queste importazioni commerciali con animali devono avere la licenza secondo il parag. 11 della legge sulla protezione animali tedesca. In particolar modo per la validità della direttiva sulle zoonosi nelle EU c'è un'altro criterio importante da rispettare e che renderebbe felici le richieste fatte da anni da parte di chi critica gli animalisti: il parag. 5 della legge sulle zoonosi impone la tenuta di un registro sugli animali importati e la loro destinazione. Nel registro devono essere indicati il giorno della cessione degli animali e il nome e l'indirizzo del ricevente. Questa documentazione che è la prova della reale destinazione degli animali, deve essere presentata su richiesta alle autorità di competenza(asl veterinaria). In questo modo le autorità potrebbero esercitare un controllo e chiarire i dubbi di molte persone attente al destino degli animali importati dall'estero sul fatto che un numero elevato di questi sia destinato ai laboratori di vivisezione. Molti di coloro che criticano la protezione animali tedesca dedita all'importazione di animali d'affezione, ritengono che l'obbligo della tenuta del registro delle presenze, sia il vero motivo per cui la protezione animale ha cercato con tanta insistenza di non far adottare la legge sulla protezione dalle zoonosi.
Chiarimenti importanti: la sentenza di circa 20 pagine è una miniera di fatti con le relative valutazioni legali. Tra questi c'è anche la valutazione della cosiddetta tassa protezione animali, per cui chi prende un cane arrivato dall'estero, deve pagare all'organizzazione animalista senza però avere i diritti della proprietà dell'animale. L'associazione animalista denunciante menziona il procedimento di Schleswig "gli incassi della tassa della protezione animale (...) servono di (..) in parte a permettere l'attività dell'associazione in altri ambiti e non solo a coprire le spese per l'animale portato in Germania, cosa comprensibile, e che giustifica l'importo della tassa." Nel caso in questione si tratta di 270 euro. A differenza di ciò che dicono molti animalisti qui è dimostrato che con una tassa per la protezione animale di 270 euro, c'è comunque la finalità del guadagno. Quest'aspetto è importante nella valutazione del lavoro della "protezione animale" cioè di quelle organizzazioni che strutturano altre attività e progetti solo sull'importazione di animali.
Tribunale di Baden-Wueettemberg: Nell' aprile 2011 nella Germania del sud è stata emessa una sentenza da parte del tribunale finanziario che andava nella stessa direzione. Sebbene si tratti di una sentenza relativa ad indagini che non vertono sullo stesso tema qui preso in esame, le valutazioni fatte avevano preso in ogni caso la stessa direzione. In primo luogo la sentenza stabilisce che il fatto che si tratti di commercio secondo la legge sulla protezione animali non è rilevante per quanto è la richiesta delle associazioni di essere onlus e quindi di avere delle agevolazioni fiscali. Nel caso in questione riguardante una associazione animalista della Germania del sud caratterizzata da cessione in adozione di animali tramite pagamento, lo stato di onlus le viene disconosciuto. Per l'associazione anzidetta è andata ancora peggio poichè deve versare il 19 % di IVA sull'importo totale degli importi incassati dalla cessione di animali, ed è valido in forma retroattiva. Con il decadere dello stato di onlus devono pagare anche un imposta societaria. Inoltre nel testo della sentenza anche qui come in altre è indicato che gli animalisti con le importazioni di animali si pongono in concorrenza con altre ditte del settore. (rivenditori di cani)
Tribunale di Koblenz: Nel caso trattato dal tribunale del Reno Palatinato si trattava di un animalista privato. Questa persona è stata accusata di effettuare regolare commercio di cani, le è stato imposto di cedere i cani importati e il tribunale il 7 settembre 2011, ha anche rigettato il ricorso urgente presentato dall'interessata. Anche qui la stessa argomentazione: è irrilevante che via sia o no profitto. La facente ricorso è presente nei portali online con le sue offerte di cani richiedendo una tassa per la protezione animale che và dai 150 ai 300 euro, in concorrenza con offerte simili via internet e in annunci sui giornali. Contro questa decisione l'accusata ha fatto ricorso alla cassazione del Reno Palatinato.
Opinione Charity Watch Le varie leggi e direttive per la protezione animale in Germania ed a livello europeo, sono abbastanza equiparate, ma tutti gli osservatori sono concordi sul fatto che, nonostante la legislazione in merito alla tutela degli animali sia cosi ampia ed elaborata, la loro sofferenza comunque è ancora possibile e queste disposizioni sono atte a garantire solo degli standard minimi. Nonostante ciò documentano l'intenzione dei vari paesi di proteggere gli animali.
Ora una grande organizzazione tedesca si rivolge ad una procura, affinchè questa confermi che le leggi e le direttive che devono tutelare gli animali, non siano valide proprio per gli animalisti? Il paradosso del modus operandi è una dimostrazione palese dello stato morale della protezione animale tedesca. La perversione della moralità raggiunge la perfezione se si pensa che le spese processuali, sicuramente rilevanti dato che solo questo processo è durato un anno, sarà pagato coi soldi delle offerte raccolte.
Le sentenze di Schleswing e Coblenza, poichè possono ancora essere impugnate, non corrispondono a decisioni sensazionali immediatamente valide per le ASl veterinarie. Tuttavia indicano un percorso chiaro. Per la protezione animali e l'infinità di animali che nel passato sono stati vittime di un illusorio salvataggio, senza riguardo per i morti, sono una grande speranza. E d ora c'è da attendere con ansia in che misura e con quali attenzione le Asl veterinarie in loco cominceranno ad applicare queste leggiL'articolo di Charity Watch è terminato e con l'epitaffio: " una infinità di animali che nel passato sono stati vittime di un illusorio salvataggio, senza riguardo per i morti" vi è conferma da parte dei tedeschi stessi, quelli che non sfruttano la parola animalismo, di una gravissima realtà.
Voglio ora ricordare la risposta della "associazione animalista" Hundepfoten in Not in merito alla richiesta di informazioni su alcuni cani di Rieti deportati, (qui) ed altre decisamente tristi memorie di questo inqualificabile mercato di esseri protetti dalla legge, che generalmente hanno già un passato di sofferenza e finiscono poi in mano a mercanti che sfruttano la parola "animalismo". In questo comportamento vi è l'abuso sia degli animali come della fiducia di tante persone oneste che credono in un sistema che dichiara di portare alla salvezza, ed al contrario porta solo verso destini tragicamente oscuri, attraverso anche l'attiva collaborazione di associazioni animaliste italiane. (qui) (qui) (qui)
Voglio ora ricordare la risposta della "associazione animalista" Hundepfoten in Not in merito alla richiesta di informazioni su alcuni cani di Rieti deportati, (qui) ed altre decisamente tristi memorie di questo inqualificabile mercato di esseri protetti dalla legge, che generalmente hanno già un passato di sofferenza e finiscono poi in mano a mercanti che sfruttano la parola "animalismo". In questo comportamento vi è l'abuso sia degli animali come della fiducia di tante persone oneste che credono in un sistema che dichiara di portare alla salvezza, ed al contrario porta solo verso destini tragicamente oscuri, attraverso anche l'attiva collaborazione di associazioni animaliste italiane. (qui) (qui) (qui)
Io mi chiedo sempre come mai queste cose dobbiamo saperle soltanto da qui....e quel SOLTANTO NON E' DIMINUTIVO, è semplicemente la richiesta dell'"uomo della strada" che legge e mette un sacco di "mi piace" e condivide links nei s.n. e poi magari a Natale manda un pensierino in qualche poste-pay....per le krocchette pensa, in realtà.......non saprà mai cosa c'è dietro. Tutti pronti e coalizzati a mascherare e mandare fumo negli occhi. E dire che di gente in buona fede ce n'è tanta, basta che non inizia a farsi e a fare pubblicamente troppe domande......altrimenti arrivano minacce di querele, insulti, che per la maggior parte dell'uomo della strada in questione significano "Ma chi me lo fa fare........."
RispondiEliminaBrava Alma, brava come al solito - tutto confermato da fatti e non angioletti e parolloni dolci come e' solito fare colui che i animali in questione li trata come merce.
RispondiEliminaAnche io pongo la domanda retorica :PERCHE le organizzaioni animaliste non ci dicono queste cose?
La risposta mi viene spontanea ( perche non gliene frega? )
perchè ci sono dentro con tutte le scarpe... questo articolo è veramente importante. ma come possiamo usarlo nel concreto e portarlo a beneficio delle migliaia di randagi che si perdono ogni anno? io ho un'idea, Alma ti scrivo in privato... tutti possiamo usare queste sentenze come un macete per fare terra bruciata a tutti gli animalari che svendono i randagi italiani all'estero.
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