C'era una volta, là/ dalle parti di Chissà,/ il paese dei bugiardi./ In quel paese nessuno/ diceva la verità,/ non chiamavano col suo nome/ nemmeno la cicoria:/ la bugia era obbligatoria./ Quando spuntava il sole/ c'era subito uno pronto/ a dire: "Che bel tramonto!"/ Di sera, se la luna/ faceva più chiaro/ di un faro,/ si lagnava la gente:/ "Ohibò, che notte bruna,/ non ci si vede niente"./ Se ridevi ti compativano:/ "Poveraccio, peccato,/ che gli sarà mai capitato/ di male?"/ Se piangevi: "Che tipo originale,/ sempre allegro, sempre in festa./ Deve avere i milioni nella testa"./ Chiamavano acqua il vino,/ seggiola il tavolino/ e tutte le parole/ le rovesciavano per benino./ Fare diverso non era permesso,/ ma c'erano tanto abituati/ che si capivano lo stesso. / Un giorno in quel paese/ capitò un povero ometto/ che il codice dei bugiardi/ non l'aveva mai letto,/ e senza tanti riguardi/ se ne andava intorno/ chiamando giorno il giorno/ e pera la pera,/ e non diceva una parola/ che non fosse vera. / Dall'oggi al domani/ lo fecero pigliare/ dall'acchiappacani/ e chiudere al manicomio./ "E' matto da legare:/ dice sempre la verità"./ "Ma no, ma via, ma và ..."/ "Parola d'onore:/ è un caso interessante,/ verranno da distante/ cinquecento e un professore/ per studiargli il cervello ..."/ La strana malattia/ fu descritta in trentatre puntate/ sulla "Gazzetta della bugia"./ Infine per contentare/ la curiosità popolare/ l'Uomo-che-diceva-la-verità/ fu esposto a pagamento/ nel "giardino zoo-illogico"/ (anche quel nome avevano rovesciato ...)/ in una gabbia di cemento armato./ Figurarsi la ressa./ Ma questo non interessa./ Cosa più sbalorditiva,/ la malattia si rivelò infettiva, / e un po' alla volta in tutta la città/ si diffuse il bacillo/ della verità./ Dottori, poliziotti, autorità/ tentarono il possibile/ per frenare l'epidemia./ Macché, niente da fare./ Dal più vecchio al più piccolino/ la gente ormai diceva/ pane al pane, vino al vino,/ bianco al bianco, nero al nero:/ liberò il prigioniero,/ lo elesse presidente,/ e chi non mi crede/ non ha capito niente.


(Gianni Rodari, Il paese dei bugiardi, Le favole a rovescio).

lunedì 21 marzo 2011

L'ORGANIZZAZIONE ANIMALISTA TEDESCA HUNDEPFOTEN IN NOT SI TRINCERA DIETRO UN'INESISTENTE PRIVACY



Articolo di CharityWatch qui e di seguito lo stesso tradotto:

Attenzione : mancata trasparenze dell’utilizzo delle offerte raccolte

17.03.2011 di Karin Burger

Hundepfoten in Not e. V.

Dove sono i cani arrivati dall’Italia?

Homepage dell’associazione Hundepfoten in Not

All’estero sono sempre più aspre le critiche da parte di amanti degli animali ed animalisti nei confronti di organizzazioni animaliste tedesche attive in loco. Il numero di indagini e denunce contro animalisti tedeschi è in aumento. In alcuni casi le Autorità , ritrovandosi in certe situazioni, si rifanno a leggi Regionali per bloccare l’esportazione inarrestabile di cani. Attualmente è da riservare attenzione particolare ai carichi e trasporti in massa di cani dal canile italiano di Rieti. L’associazione Hundepfoten in Not e V. in questa storia assume un ruolo discutibile.

Accuse pesanti. Tra gli amanti degli animali del posto ed animalisti tedeschi regna un’atmosfera molto tesa. Si susseguono animate discussioni e pesanti critiche da parte degli italiani amanti degli animali. Accusano i tedeschi di portare in massa in Germania, ma soprattutto in modo illegale cani dall’Italia, e considerando il  numero non è possibile siano tutti dati in adozione. Tra le altre cose, spesso ci sono cani che a causa del loro passato non sono adatti a vivere in una famiglia normale. Un’altra accusa è che vengono trasportati anche cani molto malati. Inoltre, accusano che le organizzazioni animaliste  tedesche ne fanno commercio. Spesso viene menzionato il sospetto che cani dall’Italia finiscano in stabulari. Le Autorità italiane stanno ponendo  l’attenzione su quanto vanno combinando animalisti tedeschi nel loro paese. Oltre ai controlli delle ASL veterinarie ora si susseguono anche indagini da parte di Procure e della  Polizia. La settimana scorsa ha fatto furore la denuncia di un’associazione di veterinari nei confronti di un’organizzazione animalista tedesca.
Alma Galli. Particolare risonanza e critica viene fatta nelle discussioni sull’amica degli animali italiana Alma Galli, che ha dedicato un suo blog al tema delle esportazioni di massa verso la Germania, di cani italiani.  Molto animate sono le discussioni tra la signora italiana e l’associazione tedesca Hundepfoten in Not.
Invito. L’associazione   Hundepfoten in Not ha invitato in Germania Alma Galli, in una nota dettagliata in contrapposizione alle accuse della signora italiana. Con il titolo  „Cani ed adozioni “ è scritto : „[...], anche la Sig.ra Galli è stata invitata – come tutti gli altri prima di lei  – , di venire a visitare i cani in Germania, sul posto, per informarsi bene. Inoltre ,  la mancata accettazione dell’invito, in un passaggio precedente di un testo, viene descritto come mancanza di fiducia: “la nostra associazione ha invitato molte persone che portano avanti campagne diffamatorie del genere, a venire in Germania e vistare i cani che si trovano in posti di stallo o sono già stati adottati; cani che queste persone avrebbero potuto scegliere loro stessi.
Elenco cani. Alma Galli si è quindi rivolta a  CharityWatch.de  con preghiera di fare per suo conto queste visite, poiché per motivi personali non può venire in Germania. Posto che queste visite sono un’occasione eccezionale per dissipare le accuse relative alla protezione animale effettuata all’estero, Charitywatch.de ha accettato la proposta. Quindi Alma Galli ha fatto un elenco di 34 cani diversi che Hundepfoten in Not negli ultimi anni ha portato dall’Italia in Germania, di cui la maggior parte proviene dal canile di Rieti. L’elenco è completo del sesso,  della razza, del  colore e  del nome  del cane (in alcuni casi il nome iniziale del cane  è quello attuale anche in Germania). Attraverso le Autorità italiane poi prima delle visite dei cani, sarebbero dovuti arrivare i numeri di Microchip per poter identificare effettivamente i cani.  
Corrispondenza . Dopo la conferma scritta da parte della Signora Alma Galli, Charitywatch.de si è rivolta per suo conto con una lettera cortese spiegando alla Presidente di Hundepfoten in Not, Dr. Gabi Kunowski, la richiesta. Nella lettera è stata fatta esplicita menzione sull’eventuale problema della Privacy.” Non dovrebbe esserci problema per quanto attiene i dati sensibili sulla privacy facendo visita ai proprietari , poiché in tutti i contratti professionali di cessione di animali viene sottoscritto il consenso per controlli successivi alla cessione. E naturalmente queste visite le possiamo fare, per non ledere alcun diritto, accompagnati da una persona incaricata dalla vostra associazione Hundepfoten in Not. e V.”
 Risposta poco gentile . La risposta della presidente di Hundepfoten in Not, arrivata pochi giorni dopo, non corrisponde affatto al tono usato nella lettera da noi  inviata . Si parla di “manovalanza” di una certa  signora Alma Galli, di “bugie”,  di calunnie e campagne diffamatorie”. Charitywatch.de è descritto come  “solo un portale Internet”, a cui l’associazione di sicuro non darà né informazioni né dati. Hundepfoten in Not ammette espressamente il rifiuto al dovere della trasparenza imposta alle associazioni Onlus. L’animalista italiana viene rimproverata :”Ma chi è la signora Alma Galli, che si crede di incaricare delle persone qualsiasi o addirittura un Portale Internet , come  è stato fatto?”  L’associazione Hundepfoten in Not nella risposta inviata, ribadisce l’invito ad Alma Galli, sebbene nella lettera loro inviata  era già stato scritto che l’italiana era impossibilitata a venire in Germania.
Il pretesto della privacy . Ogni tentativo da parte di coloro che criticano la protezione animale svolta all’estero, è fallito sempre a causa dell’argomentazione sulla privacy. E’ ormai evidente che gli animalisti tedeschi usano questo argomento come pretesto e basta..Da una parte c’è la possibilità ovvia di far firmare agli attuali proprietari dei cani , spiegando prima la situazione, il consenso per la trasmissione degli indirizzi. Questi consensi in effetti conterrebbero proprio la protezione dei dati personali. Poi ci sarebbero altre soluzioni. Per esempio ci si potrebbe incontrare in città di residenza con un incaricato dell’associazione e poi dà lì , senza dare gli indirizzi prima, fare dei normali controlli post-adozione. Ed infine, il problema della protezione dei dati personali rimarrebbe comunque identico, sia se le visite le facesse Alma Galli o i giornalisti a cui ha dato incarico. .
Diritto legale. Gli animalisti italiani non sono affatto sorpresi di questa reazione di diniego. Per loro la strategia usata è ovvia, quella di eludere la legge italiana. Nella sua risposta al rifiuto di Hundepfoten in Not, Alma Galli scrive :”Sono italiana e come tale ho tutti i diritti che garantisce lo Stato italiano ai propri cittadini. Le domande che pongo per sapere dove sono i cani di Rieti, sono legittime.”. Galli sottolinea chiaramente che “ogni cittadino italiano ha il diritto di sapere che fine hanno fatto i cani di Rieti” Anche la Polizia Italiana nel frattempo è interessata alla questione ed ha chiesto ad Alma Galli copia della lettera di risposta dell’associazione Hundepfoten in Not per le indagini in corso.
Ricerca dei cani .  L’elenco dei cani inviato all’associazione Verein Hundepfoten in Not è disponibile qui Liste ist hier als pdf-Dokument . Gli animalisti italiani sperano che almeno in questo modo possano venire a sapere dove sono i cani.
Giudizio di CW.  Gli amanti degli animali ed animalisti italiani non si aspettavano reazioni diverse. La possibilità di visitare un numero definito di cani italiani in Germania sarebbe stata l’occasione giusta per dissipare le accuse persistenti che, ora, sono ulteriormente peggiorate, relative al trattamento riservato ai cani da parte di animalisti tedeschi. La scusa della privacy si è capito bene ormai che è un deterrente.  Dov’è la differenza – per quanto attiene  il diritto alla protezione dei dati personali – se le visite le effettuano o l’amica italiana degli animali come la Kunowski definisce espressamente trattarsi di un privato, o dai giornalisti da lei incaricati? 
Inoltre la lettera della presidente di Hundepfoten in Not evidenzia che l’associazione si rifiuta completamente al dovere di trasparenza che invece è d’obbligo per le Onlus registrate. Dati ed informazioni, così dice, non verrano dati a Charitywatch.de. L’associazione non ha fatto avere nemmeno le copie delle comunicazioni TRACES che sono state richieste e, che potrebbero dissipare le accuse di esportazione illegale di cani. Quindi si può solo sconsigliare di fare offerte a questa associazione.

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Hundepfoten in Not. e.V.

Wo sind die Hunde aus Italien?


Hundepfoten in Not e.V.

Immer lauter wird die Kritik der Tierfreunde und Tierschützer im Ausland gegen das dortige Treiben deutscher Tierschutzorganisationen. Die Zahl der Ermittlungsverfahren und Anzeigen gegen deutsche Tierschützer steigt. Teilweise greifen die Behörden in ihrer Not schon zu regionalen Regelungen, um den ungebremsten Export der Hunde zu verhindern. Ganz besonderes Augenmerk gilt derzeit dem massenhaften Abtransport von Hunden aus dem italienischen Tierheim Rieti. Eine zweifelhafte Rolle spielt dabei der Verein Hundpfoten in Not e.V.

Schwere Vorwürfe. Die Atmosphäre in Italien zwischen den dortigen Tierfreunden und deutschen Tierschützern ist mehr als angespannt. Es gibt heftige Auseinandersetzungen mit massiver Kritik durch die italienischen Tierfreunde. Sie werfen den Deutschen vor, massenhaft und vor allen Dingen illegal Hunde aus Italien nach Deutschland zu bringen, die in dieser Menge gar nicht mehr vermittelbar wären. Überdies befänden sich auch häufig Hunde darunter, die aufgrund ihrer schlimmen Geschichte nicht für die Vermittlung in normale Familien geeignet seien. Ein weiterer Vorwurf zielt darauf, dass die Transporte sogar schwer kranke Hunde umfassen. Überdies würden die deutschen Tierschutzorganisationen Handel betreiben. Immer wieder wird der Verdacht geäußert, Hunde aus Italien landeten in Tierversuchslabors. Zeitgleich konzentrieren die italienischen Behörden ihre Aufmerksamkeit auf die Umtriebe deutsche Tierschützer im Land. Neben den Kontrollen durch Veterinärbehörden finden jetzt auch polizeiliche und staatsanwaltliche Ermittlungen statt. Letzte Woche sorgte der Strafantrag italienischer Tierärzte gegen eine große deutsche Tierschutzorganisation für Furore.
Alma Galli. Besondere Prominenz wie auch besonders herbe Kritik wird in diesen Diskussionen der italienischen Tierfreundin Alma Galli zuteil, die dem Thema des massenhaften Exports von italienischen Hunden nach Deutschland einen von ihr betriebenen Blog im Internet widmet. Insbesondere spitzt sich die Auseinandersetzung zwischen der Italienerin und dem deutschen Verein Hundepfoten in Not zu.
Einladung. Der Verein Hundepfoten in Not hatte in einer ausführlichen Gegendarstellung zu den Vorwürfen der Italiener Alma Galli nach Deutschland eingeladen. Unter der Überschrift „Hunde und Adoptionen“ heißt es dort: „[...], auch Fr. Galli ist – wie alle anderen vor ihr – eingeladen, die Hunde in Deutschland zu besuchen und sich hier, vor Ort, gründlich zu informieren.“ Mehr noch, wird das Nichteingehen auf diese Einladung in einer früheren Textpassage als Misstrauensvotum gewertet: „Unser Verein hat schon vielen Personen, die solche Hetzkampagnen betreiben, angeboten nach Deutschland zu kommen und dort Hunde zu besuchen, die in einer Pflegestelle sind, oder aber schon in ihrem endgültigen Zuhause. Hunde, die diese Personen nach Belieben hätten aussuchen können.“
Hundeliste. Alma Galli hatte sich daraufhin an CharityWatch.de mit der Bitte gewandt, diese Besuche für sie zu übernehmen, da es ihr aus persönlichen Gründen nicht ohne Weiteres möglich ist, nach Deutschland zu reisen. Da diese Besuche eine hervorragende Möglichkeit sind, im Raum stehende Vorwürfe rund um das Thema Auslandstierschutz auszuräumen, hatte CharityWatch.de gern zugesagt. Daraufhin hatte Alma Galli eine Liste mit aktuell 34 verschiedenen Hunden zusammengestellt, die in den letzten Jahren durch Hundepfoten in Not aus Italien, vorwiegend aus dem Tierheim Rieti, nach Deutschland gebracht worden sein sollen. Die Liste weist Geschlecht, Rasse, Farbe und Name (in einigen Fällen vorheriger und neuer Name des Hundes) aus. Über die italienischen Behörden sollten bis zum Besuchstermin noch die Microchipnummern nachgeliefert werden, damit eine einwandfreie Identifizierung der Hunde möglich ist.
Korrespondenz. Nachdem die Beauftragung durch Alma Galli auch schriftlich bestätigt war, wandte sich CharityWatch.de in einem den Auftrag und das Anliegen freundlich erklärendem Schreiben an die erste Vorsitzende von Hundepfoten in Not, Dr. Gabriele Kunowski. Darin wurde explizit auf das eventuell auftauchende Datenschutzproblem Bezug genommen: „Datenschutzrechtlich dürfte der Besuch bei den neuen Besitzern ja auch kein Problem sein, da das schriftliche Einverständnis zu sogenannten Nachkontrollen ja ohnehin Bestandteil aller professionellen Tierabgabeverträge ist. Und selbstverständlich können wir diese Besuche in Begleitung Bevollmächtigter Ihres Vereins Hundepfoten in Not e.V. durchführen, um hier den rechtlichen Rahmen nicht zu verletzen.“
Unfreundliche Antwort. Das Antwortschreiben der ersten Vorsitzenden von Hundepfoten in Not wenige Tage später korrespondiert in keiner Weise auf den verbindlichen Ton des Initiativschreibens. Darin ist von „Handlangern“ einer Frau Alma Galli die Rede, von „Lügen, Verleumdungen und Hetzkampagnen“. CharityWatch.de sei „lediglich ein Internetportal“, dem der Verein „ganz sicher keine Auskünfte oder gar Daten geben“ wird. Hundepfoten in Not bekennt ausdrücklich, sich dem Transparenzgebot gemeinnütziger Vereine zu verschließen. Der italienischen Tierschützerin wird vorgehalten: „Wer aber ist Frau Alma Galli, dass sie denkt, irgendwelchen Personen oder gar irgendwelchen Internetportalen den Auftrag erteilen zu können, wie Sie ihn nun mitteilen?“ Der Verein Hundepfoten in Not wiederholt in dem genannten Antwortschreiben dann die Einladung an Alma Galli, obwohl im Initiativschreiben schon erwähnt worden war, dass der Italienerin ein solcher Besuch in Deutschland nicht möglich ist.
Vorwand Datenschutz. Alle Versuche von Kritikern des Auslandstierschutzes sind bisher immer am Argument Datenschutz gescheitert. Dass dieses Argument von den deutschen Tierschützern jedoch nur vorgeschoben wird, liegt auf der Hand. Zum einen bestünde natürlich die Möglichkeit, sich von den aktuellen Besitzern der Hunde unter Erklärung der Situation das schriftliche Einverständnis zur Weitergabe der Adressdaten geben zu lassen. Diese würden im Gegenzug eine entsprechende Datenschutzerklärung erhalten. Zum Zweiten stehen abgestufte Lösungsmöglichkeiten zur Verfügung. So könnte man zunächst nur den Wohnort als Treffpunkt mit Bevollmächtigten des Vereins angeben, um von dort aus dann gemeinsam und ohne vorherige Preisgabe der Adresse zu einer ganz normalen Nachkontrolle zu starten. Zum Dritten bliebe das Datenschutzproblem exakt dasselbe, ob nun Alma Galli die Besuche durchführt oder von ihr beauftragte Journalisten.
Rechtsanspruch. Die italienischen Tierschützer überrascht diese abweisende Reaktion nicht. Die Strategie dahinter scheint ihnen offensichtlich, um italienisches Recht zu umgehen. Alma Galli schreibt in ihrer Stellungnahme auf die Absage durch Hundepfoten in Not: „Ich bin Italienerin und habe somit alle Rechte, welche die italienische Republik ihren Bürgern garantiert. Und dabei sind die Fragen, welche ich zu dem Verbleib der Hunde stelle, rechtmäßig.“ Galli weist ausdrücklich darauf hin, dass „jeder italienische Staatsangehörige das Recht hat zu erfahren, was mit den Rieti-Hunden geschehen ist.“ Auch die italienische Polizei ist inzwischen an diesem Vorgang interessiert und hat von Alma Galli eine Kopie des Antwortschreibens vom Verein Hundepfoten in Not für ihre Ermittlungen erbeten.
Hundesuche. Die dem Verein Hundepfoten in Not zugesandte Liste ist hier als pdf-Dokument verfügbar. Die italienischen Tierschützer hoffen, auf diesem Weg etwas über den Verbleib dieser Hunde zu erfahren.
CW-Meinung. Die italienischen Tierfreunde und Tierschützer hatten keine andere Reaktion erwartet. Die Möglichkeit, eine Anzahl definierter italienische Hunde in Deutschland zu besuchen, wäre die Gelegenheit gewesen, die nachhaltig und jetzt umso drängender im Raum stehenden Vorwürfe gegen die deutschen Tierschützer und ihren Umgang mit den Hunden auszuräumen. Das Argument mit dem Datenschutz ist ganz offensichtlich vorgeschoben. Denn worin besteht – zumal in datenschutzrechtlicher Hinsicht - der Unterschied, ob eine von Kunowski ausdrücklich als Privatperson deklarierte italienische Tierfreundin oder von dieser beauftragte Journalisten die Besuche durchführen?
Im Übrigen dokumentiert das Schreiben der ersten Vorsitzenden von Hundepfoten in Not, dass sich dieser dem für eingetragene Vereine völlig normalem Transparenzgebot vollständig verschließt. Daten und Auskünfte, so heißt es, werden CharityWatch.de nicht erteilt. Auch die erbetenen Kopien der TRACES-Meldungen, welche den Vorwurf des illegalen Exports der Hunde widerlegen würden, legt der Verein nicht vor.
Von Spenden kann deshalb nur abgeraten werden.



Considerazioni e puntualizzazioni di Alma Galli a quanto sopra

Premesso che il Protocollo d'intesa per i cani del canile di Colle Arpea in Rieti (convenzione tra l’associazione tedesca Hundepfoten in Not  il gestore del canile di Rieti il sig.Leonardo Bordi ed il Comune di Rieti firmata  il 23 ottobre 2006) è depositata presso due Procure della Repubblica per gravi irregolarità e violazioni della Legge 281 del 1991…
 Si fa notare quanto segue:
L’associazione tedesca Hundepfoten in Not   secondo la normativa appena citata ed  in vigore in Italia  non è autorizzata a portare all’estero animali da compagnia protetti appunto dalla legge. 
Incorrono nella stessa responsabilità e quindi violazione della legge in vigore  se fossero  le associazioni  animaliste italiane   stesse a rendersi complici di tali violazioni e che appunto  attraverso  volontari ed iscritti all’associazione  italiana effettuassero tali trasporti di animali da compagnia verso l’estero.
 La violazione della legge consiste appunto nell’esportazione all’estero  di numerosi  animali da compagnia severamente protetti dalla L.281 del 1991 e dalle  leggi  e regolamenti regionali  che hanno recepito la suddetta legge dello Stato.
Il rifiuto da parte dell’associazione  Hundepfoten in Not di fare  effettuare  una verifica  sulla destinazione  dei cani dell’elenco suddetto  persino a loro concittadini  ai quali la  sottoscritta ha conferito formale delega , la dice lunga. I cani dell’elenco  sono  o erano cani  randagi  già “ospiti”del canile di  Rieti e  sono  stati ritrovati in vendita in portali tedeschi.
 La suddetta Associazione che si definisce ONLUS ed avanza problemi di privacy lì dove non vi sono, nel contempo  non rispetta la trasparenza della gestione e dell’operato  che è proprio di un’associazione a fini non lucrativi.

A coloro che  contestano il mio diritto di cittadina  che nutre  amore per gli animali (ed una  forte preoccupazione per la sorte di centinaia, forse migliaia ed ancora più, di cani  che loro malgrado dopo essere vissuti in canili lager sono stati portati all’estero e dei quali si sono  nella stragrande maggioranza dei casi perse le tracce),  di poter chiedere ed ottenere notizie certe sul destino dei cani  dell’elenco fornito e sopra riportato, voglio  ribadire  che la Costituzione della Repubblica Italiana garantisce ad ogni cittadino  il diritto di poter denunciare le illegalità delle quali  viene a conoscenza ed in  particolare  desidero  ricordare  che in quella che oggi comunemente viene chiamata “l’età dei diritti”(N.Bobbio) per una serie di diritti in campi diversi che non sto qui ad elencare , trova posto anche (grazie al  mutamento e all’evolversi  della sensibilità sociale  verso gli animali), “il sentimento per  gli animali e degli animali” un sentimento sancito anche dalla legge italiana e precisamente nel codice penale lì dove  dopo il titolo IX del Libro II  del Codice Penale è inserito   il Titolo IX  BIS “ DEI DELITTI CONTRO IL SENTIMENTO PER GLI ANIMALI”  a seguito della L.189 del 20  Luglio 2004.  

9 commenti:

  1. Visiono questo articolo almeno una volta al giorno e mi sorprende davvero che non ci sia nessun commento. Allora commento io. Questa nota ha un contenuto talmente esplosivo da desiderare solo che venga sepolta dal tempo e non commentare è la strategia migliore per raggiungere l'obiettivo. Se si commenta si va in sicura polemica, meglio sperare che il tempo e la polvere la coprano. Io me la tengo ben presente anche perchè hundepfoten in not non è solo referenziata dalla regione Lazio ma anche, e da anni, dalla regione Lombardia. Ci voleva il coraggio di una singola cittadina a la sua ricerca per la verità per dimostrare che gli inviti ad andare a trovare i cnai non erano poi così sinceri.
    Lara Vento

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  2. Teresa Di Benedetto24 marzo 2011 alle ore 12:01

    Brava Lara, ma la cosa non finisce certo qui. Mi chiedo come mai nessun altro ha fatto quanto stà facendo la Sig.ra Galli. Lo avrebbero duvuto fare le associazioni che sono contro i traffici.Invece no, un privato stà facendo ciò che da anni doveva essere fatto.
    Ora dovranno comunque rendere conto in molti, sia associazioni,sia privati ed anche i loro complici.
    Hundepfoten in Not ha iniziato la sua "carriera" proprio in Lombardia, e sappiamo bene con chi lavora... in pochi anni sono diventati quello che sono, prendendo cani ovunque.
    Perché dovrebbe essere sepolta questa nota? Ci sono le Autorità che stanno indagando.
    Se pure gli italiani che hanno partecipato ed ora sono pentiti, a questo commercio illegale e triste, si facessero avanti.

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  3. A hundepfoten in not sono stati ceduti cani di Pavia, di indirizzi manco l'ombra. Quando sono state trovate le foto dei cani che erano al canile di Pavia sui siti tedeschi, la rintracciabilità dei cani era così osservata che la asl di Pavia manco sapeva che i suoi cani andavano in Germania. Non solo, la stessa Asl Regione Lombardia promuove, attraverso una sua circolare, gli affidi internazionali a hundepfoten in not. Il problema? I cani che per hundepfoten in not sono felicemente accasati in Germania, per l'anagrafe canina della Lombardia sono ancora a Milano. Mi sono sentita dire giusto oggi che questo è un dettaglio. Non sapevo che la rintracciabilità dei cani ora viene definita così, un dettaglio...
    Lorena Tardino

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  4. Grazie a Lorena Tardino per questa preziosa testimonianza.
    Continueremo a cercare i cani mandati in Germania per fare chiarezza su questi "dettagli".

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  5. Non mi stancherò mai di cercare i cani di Pavia e posto qui la mia ferma intenzione di continuare a cercare gli indirizzi tedeschi dei nostri cani e di andarli a cercare in Germania non appena li avrò (se mai questo avverrà, visto che in due anni manco l'indirizzo di un solo cane sono stati in grado di darmi). Lettore di microchip alla mano e indirizzi tedeschi andrò a cercare anche i cani di altri canili, se qualcuno avrà gli indrizzi e me li vorrà dare.
    Molti anni fa lessi un anedotto su Wiesenthal e ne rimasi profondamente colpita. Mi perdoni se la sua frase la faccio mia. Quando sarà il mio turno di andare dall'altra parte e ritroverò i cani di Pavia scomparsi anch'io potrò dire loro "Io non ho dimenticato."
    Lorena Tardino

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    1. Quando vorrai se ti servirà un appoggio fisico ci sarò BASTA cn questo schifo nn se ne può più: la misura è colma

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  6. MARIA ELENA CALIGIORE1 maggio 2011 alle ore 13:57

    La privacy dietro la quale si trincera l'associazione tedesca Hundepfoten è la copia conforme della privacy dietro la quale si trincerano la quasi totalità delle associazioni animaliste italiane. Di quale privacy si tratti a molte persone non è chiaro!
    Se un numero indefinito di cani, registrati all'anagrafe canina regionale ed anche nazionale, prima rinchiusi in canili più o meno lager sono stati poi trasferiti in altri luoghi(rifugi di associazioni più o meno legali, rifugi privati o addirittura all'estero) non si capisce perchè si sia persa la loro tracciabilità dietro la parola privacy e le associazioni che si definiscono in difesa degli animali e le autorità competenti non intervengano.
    Privacy di che ? Di cosa? Forse di poter fare di quelle creature l'uso che si vuole senza rendere conto a nessuno?
    In cosa consiste la privacy di un rifugio di associazione animalista che deve principalmente tutelare i diritti degli animali?
    Perchè un rifugio privato o convenzionato non deve essere trasparente nell'operato e dare le informazioni necessarie ai cittadini che chiedono informazioni su cani sequestrati e poi spariti nel nulla?
    Perchè molte associazioni brindano alla chiusura di canili lager(ben venga tale chiusura se appunto non garantiva alcun benessere degli animali e venivano tenuti in uno stato pietoso) e poi però in maniera semplicemente assurda ed inspiegabilmente contraddittoria non forniscono alcuna informazione documentata sulla destinazione dei cani che hanno preso in affido per poi darli in adozione?
    Perchè non agire in maniera trasparente?
    E' di ieri la notizia del trasferimento in un rifugio della Lombardia di 5 cani della villa degli orrori di Poggiosannita. La presidente dell'UGDA, certa Paola Suà, dichiara di essere andata a trovarli ma non pubblica nè le foto dei cani, nè i microchip ,nè il nome del rifugio dove sono ospitati quei cani.
    Perchè? Quale giustificazione può addurre per tale segretezza? Di cosa e di chi ha paura? certo non di una animalista o di un'amica degli animali, si spera!!
    La suddetta presidente dell'UGDA scrive: HO VISTO 5 DEI MIEI AMORI DI POGGIOSANNITA !!!! AIUTATECI A TIRARE FUORI ANCHE TUTTI GLI ALTRI CHE SONO RIMASTI lassu' !!!!!!

    A che titolo ad esempio dovrei o dovremmo in tanti aiutare a tirare fuori i cani da Poggiosannita dove adesso sono super controllati ed accudit? per portarli dove?
    Perchè la signora Suà non scrive a caratteri cubitali in quale rifugio si trovano i 5 cani che lei è andata PER LA PRIMA VOLTA A CONOSCERE?
    Non avrebbero fatto prima ad accudirli lì sul posto?
    ADESSO QUALE GARANZIA DI TRACCIABILITà HANNO QUESTI ANIMALI? CHI GARANTISCE? IL COMITATO UGDA CHE DIFFAMA UN CANILE SANITARIO COMUNALE IN SICILIA, QUELLO DI NOTO ED INVECE DICHIARA ATTRAVERSO LA SUA RAPPRESENTANTE IN LOCO "OTTIMO" UN CANILE DOVE I CANI NON HANNO NEANCHE UNA CUCCIA ED UNA COPERTUTA ADEGUATA PER RIPARARSI DALLA PIOGGIA E DAL SOLE?

    SE IN ITALIA SI COMINCIASSE A PENSARE AD UNA PROPOSTA DI LEGGE SERIA PER GARANTIRE LA NASCITA DI ASSOCIAZIONI AFFIDABILI E NON COMITATI PER PROMUOVERE E SOSTENERE UNA PROPOSTA DI LEGGE CHE GIURIDICAMENTE SI DEFINISCONO E SI REGISTARNO COME ASSOCIAZIONE, CHE OPERANO COME GARANTI ISTITUZIONALI DEI DIRITTI DEGLI ANIMALI E NON LO SONO AFFATTO, SE QUALCOSA CAMBIASSE IN QUESTO SETTORE CONFUSO E POCO TRASPARENTE FORSE QUALCOSA COMINCEREBBE AD ESSERE PIU' ACCETTABILE.

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  7. rispondo a Teresa, piccole associazioni e anche privati cittadini si battono da anni contro le deportazioni ma sono mai stati ascoltati. le grosse associazioninon hanno alcun interesse a far le finire, anzi in una riunione al ministero il 29/11/2009 si sono dichiarati faorevoli alle esportazioni ma con non piu di 5 cani per persona.ringrazio la signora Galli per il buon lavoro svolto fino ad ora e spero,ma non ho molte speranze che ci possa essere presto una soluzione. finisco con questa frase I CANI ITALIANI DEVONO RIMANERE IN ITALIA!!!!!!!!!!!!

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