C'era una volta, là/ dalle parti di Chissà,/ il paese dei bugiardi./ In quel paese nessuno/ diceva la verità,/ non chiamavano col suo nome/ nemmeno la cicoria:/ la bugia era obbligatoria./ Quando spuntava il sole/ c'era subito uno pronto/ a dire: "Che bel tramonto!"/ Di sera, se la luna/ faceva più chiaro/ di un faro,/ si lagnava la gente:/ "Ohibò, che notte bruna,/ non ci si vede niente"./ Se ridevi ti compativano:/ "Poveraccio, peccato,/ che gli sarà mai capitato/ di male?"/ Se piangevi: "Che tipo originale,/ sempre allegro, sempre in festa./ Deve avere i milioni nella testa"./ Chiamavano acqua il vino,/ seggiola il tavolino/ e tutte le parole/ le rovesciavano per benino./ Fare diverso non era permesso,/ ma c'erano tanto abituati/ che si capivano lo stesso. / Un giorno in quel paese/ capitò un povero ometto/ che il codice dei bugiardi/ non l'aveva mai letto,/ e senza tanti riguardi/ se ne andava intorno/ chiamando giorno il giorno/ e pera la pera,/ e non diceva una parola/ che non fosse vera. / Dall'oggi al domani/ lo fecero pigliare/ dall'acchiappacani/ e chiudere al manicomio./ "E' matto da legare:/ dice sempre la verità"./ "Ma no, ma via, ma và ..."/ "Parola d'onore:/ è un caso interessante,/ verranno da distante/ cinquecento e un professore/ per studiargli il cervello ..."/ La strana malattia/ fu descritta in trentatre puntate/ sulla "Gazzetta della bugia"./ Infine per contentare/ la curiosità popolare/ l'Uomo-che-diceva-la-verità/ fu esposto a pagamento/ nel "giardino zoo-illogico"/ (anche quel nome avevano rovesciato ...)/ in una gabbia di cemento armato./ Figurarsi la ressa./ Ma questo non interessa./ Cosa più sbalorditiva,/ la malattia si rivelò infettiva, / e un po' alla volta in tutta la città/ si diffuse il bacillo/ della verità./ Dottori, poliziotti, autorità/ tentarono il possibile/ per frenare l'epidemia./ Macché, niente da fare./ Dal più vecchio al più piccolino/ la gente ormai diceva/ pane al pane, vino al vino,/ bianco al bianco, nero al nero:/ liberò il prigioniero,/ lo elesse presidente,/ e chi non mi crede/ non ha capito niente.


(Gianni Rodari, Il paese dei bugiardi, Le favole a rovescio).

giovedì 22 novembre 2012

SVIZZERA: VERGOGNOSO COMMERCIO DI PELLI DI GATTO

Su facebook sono pubblicate foto che documentano il commercio di pelli di gatto in Svizzera.
La prima foto a testimonianza del triste commercio è pubblicata (qui).
E' un documento recente che  si riferisce quindi a fatti assolutamente attuali.

Seguono nel tempo due album, il primo è pubblicato (qui)dove viene scritto che sono state acquistate diverse pelli di gatto. Una di queste pelli è pubblicata coi dettagli, a dire con i buchi che potrebbero indicare l'uccisione attraverso l'arma di un cacciatore. In Svizzera è permessa infatti la caccia ai gatti.
Di seguito alcuni dettagli
la foto di uno dei buchi nella pelle probabilmente causati da un fucile
Regolare fattura a testimonianza di un regolare commercio
I commenti a questo album sono leggibili in facebook (qui)
Riporto di seguito, i più significativi. Tranne i commenti scritti da Gar Gruppo Aiuta Randagi (è un gruppo di persone attive sul territorio svizzero), gli altri sono tradotti automaticamente dal francese, quindi in parte sgrammaticati ma non per questo meno significativi.
Uso questo sistema per evitare di essere accusata dai soliti inqualificabili noti, di personali farneticazioni dato che non pochi presunti "animalisti/collaborazionisti" italiani, insistono nel racconto di una Svizzera paradisiaca, dove infatti deportano e spesso spariscono i nostri randagi.
Nel commento che segue una bella domanda: come si distingue un gatto randagio a cui è legittimo sparare da un gatto domestico a passeggio?
In Svizzera come in vari altri paesi dove sono regolarmente deportati i nostri randagi,  sia cani che gatti, si attribuiscono particolari virtù terapeutiche antireumatiche, alle coperte fatte con pelli di gatto. 
Questa primitiva credenza  prelude ed autorizza come sempre, la strage dell'animale la cui parti sono considerate salvifiche. Basta pensare ad esempio alle infinite uccisioni di rinoceronti finalizzate ad asportare il loro corno, a cui sono attribuite proprietà afrodisiache.  (qui)
Considerando quanto accade Svizzera, e non solo in Svizzera, praticare l'abuso è molto più semplice e ucciderli assolutamente legale: sono solo gatti randagi. O gatti importati, chi può dirlo? Come si distingue un gatto importato da un gatto randagio? 

Secondo album (qui)
L'autrice si pone domande su come sia stato ucciso il  gatto: "come quelli catturati con le trappole in Ucraina", non senza aver prima sottolineato l'insensibilità dei commercianti per come hanno confezionato la pelle della vittima in un cartone per la fonduta.
Anche alla pubblicazione di questo album, seguono alcuni interessanti commenti che riporto, sempre tradotti automaticamente. La persona che si occupa di questa vicenda ed autrice della documentazione pubblicata su facebook, spiega che: la nuova legge per la protezione animali in Svizzera, che vieterebbe il commercio di pelli di gatto c'è,  MA..... ancora non viene detto quando entrerà in vigore.
E qualche altro chiarimento...
Fai da te: le istruzione su come fare da sè la concia della pelle delle vittime, cani e gatti ed altri animali, scritta rigorosamente in tedesco (qui) inviata da un commerciante di pelli di gatto.
Di seguito i commenti più significativi:

Come combattere ciò che non esiste ufficialmente? 
Questa domanda che non può avere risposte se non drammatiche, ben si adatta anche al tema dei traffici di randagi, mercato molto più vasto e florido di quello del pellame perchè coinvolge un numero infinito di vittime ed interessi economici incalcolabili, di settori potenti come quello farmaceutico.
I governi ad ora, non paiono interessati al problema dei traffici di randagi, che infatti sembrano "non esistere ufficialmente", ma hanno stabilito che i randagi possano essere materiale usato nella sperimentazione.
Su queste solide basi di tutela degli animali(!),  i nostri cani e i nostri gatti continuano a partire a migliaia verso i soliti noti paesi, come noti sono i gruppi ed i soggetti che impunemente da anni, collaborano al massacro, ben protetti da una maschera chiamata senza vergogna e abusandone il senso,"animalismo".

Alma Galli