C'era una volta, là/ dalle parti di Chissà,/ il paese dei bugiardi./ In quel paese nessuno/ diceva la verità,/ non chiamavano col suo nome/ nemmeno la cicoria:/ la bugia era obbligatoria./ Quando spuntava il sole/ c'era subito uno pronto/ a dire: "Che bel tramonto!"/ Di sera, se la luna/ faceva più chiaro/ di un faro,/ si lagnava la gente:/ "Ohibò, che notte bruna,/ non ci si vede niente"./ Se ridevi ti compativano:/ "Poveraccio, peccato,/ che gli sarà mai capitato/ di male?"/ Se piangevi: "Che tipo originale,/ sempre allegro, sempre in festa./ Deve avere i milioni nella testa"./ Chiamavano acqua il vino,/ seggiola il tavolino/ e tutte le parole/ le rovesciavano per benino./ Fare diverso non era permesso,/ ma c'erano tanto abituati/ che si capivano lo stesso. / Un giorno in quel paese/ capitò un povero ometto/ che il codice dei bugiardi/ non l'aveva mai letto,/ e senza tanti riguardi/ se ne andava intorno/ chiamando giorno il giorno/ e pera la pera,/ e non diceva una parola/ che non fosse vera. / Dall'oggi al domani/ lo fecero pigliare/ dall'acchiappacani/ e chiudere al manicomio./ "E' matto da legare:/ dice sempre la verità"./ "Ma no, ma via, ma và ..."/ "Parola d'onore:/ è un caso interessante,/ verranno da distante/ cinquecento e un professore/ per studiargli il cervello ..."/ La strana malattia/ fu descritta in trentatre puntate/ sulla "Gazzetta della bugia"./ Infine per contentare/ la curiosità popolare/ l'Uomo-che-diceva-la-verità/ fu esposto a pagamento/ nel "giardino zoo-illogico"/ (anche quel nome avevano rovesciato ...)/ in una gabbia di cemento armato./ Figurarsi la ressa./ Ma questo non interessa./ Cosa più sbalorditiva,/ la malattia si rivelò infettiva, / e un po' alla volta in tutta la città/ si diffuse il bacillo/ della verità./ Dottori, poliziotti, autorità/ tentarono il possibile/ per frenare l'epidemia./ Macché, niente da fare./ Dal più vecchio al più piccolino/ la gente ormai diceva/ pane al pane, vino al vino,/ bianco al bianco, nero al nero:/ liberò il prigioniero,/ lo elesse presidente,/ e chi non mi crede/ non ha capito niente.


(Gianni Rodari, Il paese dei bugiardi, Le favole a rovescio).

venerdì 26 agosto 2011

SVIZZERA, PERMESSA LA CACCIA AI GATTI RANDAGI

Ecco qua... la civilissima svizzera o così detto "sepolcro imbiancato"... lindo fuori e molto, molto buio e maleodorante dentro
.
Niente di meno la caccia a colpi di doppietta ai randagi sarebbe sbagliato vietarlo!!!!!

come si giustificano i tanti che portano dall'estero in svizzera migliaia e migliaia di randagi di cui poi per altro non si sà che fine fanno?

come è possibile che una nazione come l'italia evidentemente avanzata se ha vietato da molto tempo la soppressione dei randagi a scopo di contenimento, li portino in Svizzera dove questa è quotidianamente e legalmente praticata ad ogni livello? sia privato, associativo di protezione animali ed istituzionale!

come è possibile? dov'è la logica qui?

La caccia al randagio continua!
Il Governo federale dice che vietarla sarebbe sbagliato
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I gatti randagi svizzeri, anche in futuro, potranno essere cacciati.

A dirlo è stato, ieri, il Consiglio federale rispondendo al deputato ginevrino Luc Barthassat che, facendosi interprete di una petizione dell'Associazione SOS Gatti - petizione sottoscritta finora da 13'700 persone di tutta la Svizzera (trovate il testo della petizione nel pdf) - aveva chiesto, con una mozione, di introdurre il divieto per questa pratica barbara, auspicando che il Governo federale privilegiasse campagne di sterilizzazione e castrazione (come quelle che, in Ticino, sono promosse, in collaborazione con i Comuni, dal GAR - Gruppo aiuto randagi -, vd suggeriti).
La caccia, già abolita in Francia, dovrebbe essere permessa soltanto in caso di emergenza sanitaria, per esempio di un'epidemia di rabbia, scrive Barthassat, che fa presente come le prove di animali sopravvissuti, ma mutilati da colpi d'arma da fuoco, abbondino. Inoltre, continua il deputato ginevrino, la caccia si svolge sovente in aree urbane, con conseguenti problemi di sicurezza. Ma non è tutto: la registrazione per mezzo di pulci elettroniche al posto di un collare rende sempre più difficile distinguere i gatti domestici da quelli randagi.
Il Governo, però, ha detto no. Ricordando che i Cantoni sono i primi ad essere competenti per ordinare le soppressioni di questi felini, fa notare, nella sua risposta, che questo tipo di campagne non è frequente. Inoltre lo sfoltimento dei gatti randagi è necessario poiché, accoppiandosi con i veri gatti selvatici, essi minacciano la sopravvivenza di quest'ultima specie (vd suggeriti). I mici randagi costituiscono poi un pericolo per uccelli, lepri e rettili. Acchiappare questi felini con trappole è assai difficile. Infine, i costi e l'impegno lavorativo per le campagne di sterilizzazione sono molto elevati.
m.c./ats


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